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IL MECCANISMO DEL DEBITO CI STRANGOLA

Aggiornamento: 9 giu 2021

Quanti anni sono che insistono a ripeterci che il debito pubblico è ormai insostenibile e che solo con politiche di austerity riusciremo a mettere a posto i conti e l’economia della nostra bella Italia? Certamente da quando siamo entrati nella UE. E quanti sacrifici abbiamo fatto e stiamo continuando a fare purtroppo inutilmente?



Infatti i nostri creditori, vale adire i mercati finanziari, rappresentati da una minimale percentuale della popolazione mondiale, non pretendono la restituzione del debito , ma contano sull’incasso della montagna di interessi che si creano giorno dopo giorno e che corrono costantemente.


Lo Stato italiano con l’entrata nella zona euro , ha sostituito la propria moneta sovrana (la Lira) per passare all’euro e sottoporsi alle regole comunitarie conseguenti.

Con la Lira il Governo italiano poteva stampare moneta in autonomia così da poter finanziare i servizi ai cittadini (trasporti, sanità, ecc..), fare gli investimenti produttivi necessari al funzionamento dell’economia (Es. la costruzione di infrastrutture) e far fronte alle proprie spese, per poi stabilire l’entità delle tasse a copertura di tali spese e se necessario, per mantenere intatte le abbondanti riserve, ricorreva alla vendita dei titoli di Stato sia ai cittadini, ai quali garantiva rendite a ottimi tassi percentuali, che agli investitori stranieri. La possibilità di stampare moneta garantiva agli investitori la garanzia della restituzione del capitale e del pagamento degli interessi e questo consentiva che la richiesta sia interna che estera fosse elevata .


Ora, nella zona euro, lo Stato italiano non può più stampare moneta, ne spendere a debito, ma per effettuare un qualsiasi acquisto o un qualsiasi investimento deve restare all’interno dei parametri di bilancio imposti dalla UE nella logica economico/monetaria comunitaria e qualora abbia necessità di denaro, anziché crearlo (stamparlo) in gestione sovrana, deve ottenerlo aumentando le entrate fiscali imposte ai cittadini e al comparto produttivo o acquistarlo presso le Banche o reperirlo massicciamente sui mercati finanziari, pagando interessi che ovviamente fanno aumentare il debito pubblico.


Non è un caso infatti che oggi tutti i problemi dell’Italia siano originati dalla mancanza patologica di denaro, che diviene essa stessa la causa che impedisce la soluzione del problema. Tutti i sacrifici a cui sono stati sottoposti gli italiani con i continui aumenti delle tasse; le riduzioni anche drammaticamente massicce della spesa pubblica, come è avvenuto per la sanità dal governo Monti in poi e le privatizzazioni continue, ormai da molti anni non sono più sufficienti per consentire politiche economiche a favore dei cittadini. La crescita del PIL italiano ristagna o cresce di decimali di punto.


Attualmente nel nostro sistema economico vengono usati tre tipi di moneta:

– moneta metallica coniata dallo Stato, pari a circa lo 0,4% del totale che usiamo;

– banconote emesse dalla BCE, pari a circa il 7% del totale che usiamo;

– moneta bancaria creata dalle banche, pari a circa il 92% del totale che usiamo.

Nonostante gli ultimi governi stiano assurdamente promovendo qualunque iniziativa volta a ridurre ulteriormente l’uso del contante (talvolta anche in modo bizzarro e infelice come con la lotteria dello scontrino), da tempo l’uso del contante in Italia è già assai contenuto e si aggira intorno alla trascurabile percentuale del 7%.


Chiedersi quindi da dove proviene la significativa massa di denaro che viene usato quotidianamente dagli italiani, appare più che ovvio. Ed è ovvio rispondere che proviene dal sistema bancario (termine che include anche la BCE), il quale lo crea dal nulla nel momento in cui lo assegna matematicamente al sistema bancario sotto forma di prestito.

Così pure le banconote che la BCE stampa non vengono immesse direttamente nel sistema economico, ma consegnate esclusivamente alle banche ad un tasso di interesse

minimo, le quali sono le uniche a gestirlo e distribuirlo agli attori del sistema economico produttivo nei modi, sistemi e quantità stabiliti.

Quindi tutto il denaro che i cittadini e lo Stato utilizzano proviene dal sistema bancario e viene messo in circolazione solo attraverso una prestito iniziale, che alla scadenza deve essere restituito, per poi essere sostituito da altro denaro creato con un nuovo prestito.

Se pensiamo per un attimo al meccanismo di circolo in vigore, ci rendiamo conto che salvo le piccole quantità di denaro contante che utilizziamo per le piccole spese, tutti i pagamenti vengono effettuati in modo virtuale.


Nella realtà quotidiana, il nostro datore di lavoro riceve l’accredito in pagamento di un lavoro o di una prestazione tramite un bonifico o un assegno. Paga i propri fornitori con gli stessi sistemi o al limite tramite una carta elettronica. Paga l’ammontare della nostra busta paga con bonifico o assegno e noi cittadini usiamo prevalentemente bancomat , carte di credito o sempre più spesso comode carte prepagate.

Nel conto corrente di ognuno di noi finisce denaro virtuale oppure, se richiesto e concesso, denaro prestato dalla banca a titolo di fido, anticipo fatture,

prestito chirografario o mutuo, ma sempre matematicamente considerato. Si tratta solo di cifre scritte, denaro vero non se ne vede , tranne quello relativo alle piccole somme che preleviamo dallo sportello bancario in cui siamo accreditati con il conto corrente o dai bancomat ma con norme di vincolo sulle quantità, giustificate in nome di una protezione sul furto.


Le banche hanno sempre poco denaro liquido a disposizione e molte di loro , per prelievi anche di cifre banali, pretendono una prenotazione di almeno 24 ore. Questo perché il denaro liquido che utilizzano per il giro del contante, non lo prelevano da propri depositi, ma dalla BCE pagando interessi. Per questo motivo anche le operazioni di prelievo allo sportello hanno un costo e il denaro a disposizione è limitato.

Ogni operazione ha un costo e quelle definite gratuite lo sono perché sono già state pagate rientrando nel costo del conto corrente pattuito.

Al vertice del sistema si trovano le grandi Banche Centrali e il gruppo ristretto degli investitori finanziari. Entrambi gli attori sono i soli ad avere il denaro. Pertanto tutto ciò che sta sotto, cioè l’umanità intera e le relative strutture organizzate, il denaro lo ricevono in prestito e lo pagano.


Le banche europee ricevono il denaro dalla BCE ad un tasso di interesse minimo e lo prestano agli Stati , al sistema produttivo e ai cittadini traendone a loro volta utile applicando tassi diversi a seconda del ricevente.

Ma attenzione:

– se le banche smettessero di fare prestiti, tutta la moneta in circolazione sparirebbe;

– su monte denaro necessario per il funzionamento dell’economia reale , qualcuno sta pagando continuamente un interesse.

Questo significa che è sempre costantemente tenuto in vita un circolo di debito, sia pubblico che privato sul quale viene pagato continuamente un interesse, che ha prodotto e produce un debito inestinguibile.

E’ evidente che questo sistema economico basato su una moneta creata quasi esclusivamente dal sistema bancario ed immessa in circolazione solo attraverso il prestito gravato da interesse, non è sostenibile per lungo tempo. Ecco quindi perché dopo il primo decennio l’euro zona ha cominciato a risentire di continue crisi e della sempre più avvertita necessità di aumentare i controlli, di inasprire regole e sanzioni , le quali inevitabilmente hanno portato alla richiesta sempre maggiore di sacrifici da parte della popolazione.

I finanziamenti previsti dal Recovery Fund , per quanto in parte a fondo perduto, finiranno inevitabilmente per incrementare il debito sommandosi al denaro speso per sostenere la crisi economica provocata dalla pandemia, denaro che il governo naturalmente ha chiesto a debito in deroga ai trattati. Stando infatti alla valutazione reale dell’attuale situazione economica, quel prestito non potrà essere restituito.

Tra i Paesi membri dell’Unione Europea è in corso un confronto cruciale tra chi fra loro spinge per proseguire con la linea dura e intransigente delle regole rigide e chi ha compreso che per mantenere in vita il progetto europeo occorre allargare ad una realtà comunitaria più politica , ma meno monetaria, capace di consentire maggior sovranità alle singole Nazioni.

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